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La Corsa allo Spazio

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“[…] Comunque, sono certo che ci riusciremo e che dovremo sopportarne i costi. Non bisogna sprecare denaro, ma penso che questa sia una strada che dobbiamo percorrere. Tutto questo verrà realizzato negli anni Sessanta […].

Sarà fatto e avverrà prima della fine di questo decennio.”

Era il 12 settembre del 1962 quando John Fitzgerald Kennedy, appena nominato professore onorario della  Rice University di Houston, durante il suo discorso di ringraziamento, pose con queste parole un nuovo, inesorabile obiettivo per il popolo americano: la Luna.

Una nuova frontiera: lo Spazio

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J.F. Kennedy durante il suo discorso alla Rice University

Iniziò tutto qualche anno prima, in corrispondenza con la conclusione di qualcosa di terribile: la seconda guerra mondiale.

La guerra aveva infatti restituito al mondo due principali vincitori, gli Stati Uniti e l’URSS, e, con loro, due sistemi politici, economici e culturali differenti; la democrazia capitalista e il totalitarismo comunista. Fu così che da questa rivalità scaturì la cosiddetta Guerra Fredda. Le due superpotenze si trovarono quindi a contendersi la supremazia politica, militare e, appunto, tecnologica.

Fu infatti dalla Guerra Fredda che scaturì la corsa allo spazio; un vero e proprio conflitto tecnologico volto alla conquista ideologica della volta celeste.

Lo Sputnik e il vantaggio sovietico

La situazione parve sin da subito sbilanciata a favore degli Stati Uniti sin da quando, nel 1955, il presidente statunitense Dwight D. Eisenhower annunciò che avrebbero presto inviato in orbita un loro satellite.

Ben presto però, per via dalla serietà e la quantità di fondi stanziati, i Sovietici riuscirono a ribaltare in loro favore gli esiti della corsa allo spazio.

Lo Sputnik 1

Fu così che, il 4 ottobre del 1957, l’Unione Sovietica inviò in orbita il primo oggetto fabbricato dall’uomo: il satellite Sputnik 1.

Partito dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan, lo Sputnik era essenzialmente una sfera fabbricata in una lega di alluminio-magnesio-titanio e ospitava al suo interno un radiotrasmettitore che ciclicamente inviava impulsi radio alla terra.

La risposta americana: la NASA

Nonostante l’evento fosse stato minimizzato dalla Casa Bianca, definito “non certamente una sorpresa”, fu un durissimo colpo all’opinione pubblica americana, sempre stata convinta della propria superiorità tecnologica.

Visto il grande svantaggio, ora evidente agli occhi della popolazione, gli americani decisero di incrementare i fondi destinati alla ricerca.

La risposta non si fece attendere e il 1 febbraio del 1958, 4 mesi dopo l’impresa sovietica, gli Stai Uniti lanciarono in orbita l’Explorer 1, il loro primo satellite. Nonostante questo, furono necessari diversi altri successi per ristabilire nell’opinione pubblica la fiducia nel proprio vantaggio sui sovietici.

Gli Stai Uniti potevano infatti contare su due squadre impiegate per la ricerca, una della marina militare e una dell’esercito di terra.

Questi due team furono unificati solo nel luglio del 1958, quando la NACA (National Advisory Committee for Aeronautics) fu trasformata in NASA (National Aeronautics and Space Administration). Il nuovo organismo ne inglobò le strutture, i fondi e i dipendenti volgendoli verso un’unica direzione e un obiettivo ben preciso: riuscire ad arrivare sulla Luna prima dei “colleghi” sovietici.

La vita nello spazio

La cagnolina Laika

Quest’ultimi avevano infatti posto il loro nome su di un altro primato: il 3 novembre 1957 spedirono nello spazio il primo mammifero, la cagnolina Laika, morta però durante il suo rientro in atmosfera, quando la navicella su cui viaggiava prese fuoco a causa dell’attrito. In realtà per Laika non era stato previsto nessun ritorno: avrebbe dovuto morire per iniezione letale prima che la navicella arrivasse a terra ma, a causa dell’incendio di quest’ultima, non ci fu il tempo per somministrarla, e così morì tra le fiamme.

Jurij Gagarin

4 anni dopo, il 12 aprile 1961, i sovietici riuscirono inoltre a completare la prima missione con equipaggio umano quando il Vostok 1 e il suo pilota, Jurij Gagarin, compirono un’orbita attorno alla terra. Si trattò sostanzialmente della seconda volta, dopo lo Sputnik, che la Russia dimostrò in maniera inequivocabile la propria, seppur momentanea, superiorità tecnologica.

La momentanea parità

Alan Shepard

I primi concreti risultati americani non si fecero però attendere. Il 5 maggio 1961, a bordo della navicella Freedom 7, Alan Shepard divenne il primo americano a compiere un volo suborbitale e l’anno successivo, il 20 febbraio 1962, John Glenn compì il primo volo orbitale. Negli anni successivi gli Stati Uniti riuscirono inoltre a spedire in orbita diversi satelliti ed, infine, un veicolo riutilizzabile (l’X-15 nel luglio del 1963).

L’URSS, il 18 marzo del 1965, con la missione Voschod 2 fu responsabile della prima camminata spaziale e, successivamente, attuò vari atterraggi con sonde su numerosi corpi celesti (tra i quali Venere). Oltre a questo, furono sempre i sovietici a mandare la prima donna nello spazio, Valentina Vladimirovna Tereskova, il 16 giugno 1963.

Un’ulteriore avvenimento importante da attribuire agli americani fu il rendez-vous in orbita (con attracco) fra un veicolo guidato da astronauti (il Gemini 8) ed un veicolo senza pilota (il satellite Agena), avvenuto nel dicembre del 1965.

I legami col passato

Una delle principali difficoltà che vennero riscontrate sin da subito nel programma spaziale delle due superpotenze fu la progettazione di un razzo vettore adeguato per il trasporto in orbita dei vari moduli.

In questo senso risultò fondamentale il contributo di Wernher von Braun, ex scienziato e maggiore nazista delle SS. Von Braun era infatti il principale ideatore e responsabile dei temibili V2, primi esemplari di missili balistici utilizzati come arma di rappresaglia dalla Germania sul finire della guerra. Nella sola Inghilterra i missili causarono in poco più di un anno 2.754 morti e 6.523 feriti e un numero analogo in Belgio.

Al termine della guerra von Braun e 126 suoi colleghi si consegnarono agli americani che, compreso il loro enorme potenziale, requisirono quanto rimasto della produzione dei V2 e trasferirono in America tutto il personale e i materiali. Gran parte però dell’equipe di von Braun venne comunque requisita dai sovietici.

Gli scienziati tedeschi, von Braun in primis, benché considerati criminali di guerra, si dimostrarono indispensabili per lo sviluppo dei vettori spaziali delle due rispettive potenze. Dalla tecnologia dei V2 scaturirì il missile americano Redstone, il razzo che permise il lancio dell’Exploler 1 e del programma Mercury di Alan Shepard. I sovietici invece si basarono sul V2, sostanzialmente copiandolo, per costruire il razzo R-7 che consentì il volo orbitale di Gagarin.

Wenher von Braun davanti agli endoreattori del Saturn V

Von Braun fu infine fondamentale per lo sviluppo del progetto Saturn, il razzo a più stadi in grado di portare effettivamente degli astronauti sulla Luna.

L’allunaggio e la fine della corsa allo spazio

Lo sbarco sulla luna

Quelli appena citati furono solamente alcuni delle principali tappe che portarono al 16 luglio 1969, giorno in cui un razzo Saturn V con a bordo il modulo lunare Eagle e 3 membri dell’equipaggio (Neil Armstrong, Buzz Aldrin e Michael Collins) decollò con un obiettivo ben preciso: portare i primi uomini sulla Luna.

Fu così che iniziò uno degli avvenimenti fra i più significativi dell’intera storia dell’umanità che, seppur con qualche difficoltà tecnica, portò il 20 luglio 1969, alle 20:17:40 UTC, Neil Armstrong a fare il primo passo sulla Luna, pronunciando le famosissime parole:

One small step for (a) men, one giant leap for makind”

(un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità).

Questo fatto decretò la definitiva sconfitta morale per i sovietici, che infatti non misero mai il piede sulla Luna. Lasciarono così agli americani gli “allunaggi” dei successivi 3 anni che portarono altri 10 uomini sul suolo lunare.

Finì così la parte più competitiva della corsa allo spazio, anche a causa dei problemi politici all’interno dall’URSS che ne portarono al suo disgregamento. Dopo il 1972 nessun uomo mise più piede su un corpo celeste, riservando questo compito alle numerose sonde che sono inviate ancora oggi a scopi scientifici, sia di ricerca che di scoperta.

Come detto, la corsa allo spazio fu una sostanziale guerra tecnologica ma, in quanto tale, non coinvolse armamenti (o almeno direttamente). Essa contribuì infatti ad una distensione delle tensioni e permise la prima collaborazione pacifica fra le due superpotenze: il programma test Apollo – Sojuz. Il 17 luglio del 1975 una navicella spaziale del programma Apollo ed una capsula Sojuz si agganciarono nell’orbita intorno alla Terra, consentendo ai due equipaggi di potersi trasferire da una navicella spaziale verso l’altra.

Ora gli astronauti sono impegnati nella ricerca a bordo dell’ISS, la Stazione Spaziale Internazionale, dove le maggiori agenzie spaziali mondiali sono impegnate in importanti progetti per la scoperta del cosmo in totale e amichevole collaborazione.

Carlo e Nicholas

Grazie per la lettura e buon proseguimento sul canale!

Bibliografia

  • Il Discorso di Kennedy
  • Lo Sputnik
  • Cronologia dei viaggi spaziali
  • Enciclopedia “La Grande Storia del Novecento”, Mondadori